5 ragioni per cui la banda ultra larga è il futuro

5 motivi per cui la banda larga è il futuro
22 dicembre 2016
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La banda larga ed ultra larga è un tema che sta conquistando interesse sempre maggiore non solo fra i tecnici e gli addetti ai lavori ma anche nei dibattiti politici, economici e sociali. Secondo l’ultima ricerca pubblicata dall’Osservatorio sulle comunicazioni AGCOM, il 2016 ha visto aumentare in modo significativo gli accessi alla rete tramite banda larga: le linee con velocità superiori ai 10Mbit sono il 39% del totale (contro il 28,7% a giugno 2015); di queste l’11,5% è rappresentato da linee con velocità superiore ai 30Mbit (5,7% nel 2015).


Siamo ormai alle soglie del 2017, eppure ancora troppo spesso nei dibattiti pubblici, sui giornali e nella vita quotidiana si continuano a sentire affermazioni confuse e spesso infondate sulla reale diffusione della banda ultra larga in Italia. Approfondiamo quindi 5 aspetti legati alla diffusione della banda larga e all’importanza strategica che questa riveste per il paese e il suo sistema produttivo.

 

  • Com’è fatta la rete: le dorsali, la wireline e l’ultimo miglio

Immaginate il sistema stradale italiano: è composto da strade che attraversano comuni, provincie e l’intero territorio nazionale, per raggiungere capillarmente qualsiasi luogo. Allo stesso modo è strutturata la rete di telecomunicazioni. 

L’Italia è attraversata dalle dorsali o backbone: grandi autostrade di cavi che garantiscono un collegamento ad alta velocità di trasmissione dei dati tra due server o un router di smistamento delle informazioni. Quella più sviluppata è la GARR, gestita e fondata alla fine degli anni ’80, da un consorzio che comprendere il CNR, l’ENEA e il Ministero dell’istruzione. Questa rete dispone di un’infrastruttura in fibra ottica con capacità massima di trasmissione di 100 Gbit/s e si collega a sua volta con le varie reti commerciali presenti sul territorio attraverso alcuni punti di interscambio (il MIX per il nord e il NaMeX per il centro sud).

Dai punti di interscambio i dati vengono trasmessi, ad eccezione delle rete mobile (che utilizza sistemi di trasmissione senza fili per connettere il dispositivo dell’utente alla rete, come il 4G), fino alle centrali delle varie società di telecomunicazioni e da qui all’utente finale, dando vita al cosiddetto ultimo miglio. Questa è la parte più critica della rete di telecomunicazioni perchè pesa per la maggior parte sul costo di costruzione della rete stessa. Ma come arrivano i dati dalla centrale dell’operatore sino alle singole abitazioni/uffici?
In passato, la tecnologia maggiormente diffusa era quella dei doppini in rame, mentre adesso viene preferita la connessione in fibra ottica. Quest’ultima può essere di due tipologie: FHTT (Fiber To The Home) cioè direttamente dalla centrale fino in casa/ufficio dell’utente, e la FTTC (fiber To The Cabinet) cioè la fibra dalla centrale sino all’armadio e poi da li tramite doppino in rame sino a casa.

 

  • L’importanza della velocità nella trasmissione

Un’altra credenza popolare da smentire è quella relativa alla scomparsa, in futuro, delle connessioni fisse, in quanto eguagliate in velocità da quelle mobili. In realtà non è possibile un reale confronto tra le due tecnologie dato che, come abbiamo accennato in precedenza, è necessario tener presente la diversa natura del concetto di velocità nel caso delle reti wireline e wireless, o meglio, di dove questa viene allocata.

Nel caso della rete wireline (come ad esempio la fibra ottica) la velocità indicata è allocata completamente sul singolo utente, mentre nel caso delle reti wifi la velocità che viene erogata dall’access point è quella disponibile a tutti i dispositivi che vi accedono tramite la stessa antenna: questo vuol dire che se ad esempio dieci dispositivi sono connessi ad un antenna 3G HSDPA da 14,4 Mbit/s, ciascuno di essi potrà usufruire di una velocità pari a 1,44 Mbit/s, cioè a circa un decimo della reale potenza erogata.
È quindi importante rendersi conto che wireline, wifi, fisso e mobile non sono uno l’alternativa dell’altro ma che definiscono tecnologie e scelte progettuali che devono necessariamente essere modulate e integrate in funzione dei bisogni degli utenti e delle stime di traffico che si sviluppano su uno specifico territorio.

 

  • Domanda e offerta: i bisogni dell’utenza

Un altro elemento spesso oggetto di discussione è quello legato ai reali bisogni di velocità dell’utenza e quindi all’annoso problema “viene prima la domanda o l’offerta?” Anche qui è necessario contestualizzare l’affermazione.
Alcuni credono che un ADSL di buona qualità basti a soddisfare la maggior parte delle esigenze degli utenti. Sì, il vostro skype è in grado di girare bene con una connessione ADSL, ma se insieme a Skype state utilizzando un applicativo Cloud, le cose cominciano a farsi più complicate; senza contare che in molti contesti a partire proprio da quello domestico, la banda larga viene utilizzata in parallelo da più persone.
Analogo e più complesso il discorso relativo alle utenze professionali: una connessione ADSL non è in grado ad esempio di supportare i servizi di video streaming in altissima definizione (superHD a 1080p e in futuro il 4K) perchè tali connessioni non superano mai i 20 Mbit/s effettivi. In più, l’ADSL offre velocità di upload limitate e questo condiziona pesantemente lo scambio di documenti e il trasferimento dei file.

 

  • L’evoluzione delle infrastrutture e i costi di gestione

In molti affermano che dotare l’Italia di una sistema a fibra ottica sia inutile perchè non c’è domanda: anche in questo caso, i fraintendimenti sono molti.
In assenza di un’offerta di servizi, la domanda non cresce ma non è detto che non esista: come può un utente manifestare il bisogno di utilizzare un sistema di videoconferenza in HD se la sua connessione non è in grado di supportare il servizio?

La connettività è inoltre una condizione necessaria per lo sviluppo del territorio, che in questo modo diventa competitivo e appetibile, anche agli investitori stranieri.
Per quanto riguarda i costi, dotare l’intero paese di fibra ottica costerebbe circa 5.200.000 di euro. Un costo sostenibile se si pensa che la costruzione delle reti moderne ha un OPEX minore, e che la rete in rame, dopo più di mezzo secolo sta cominciando a deteriorarsi in modo irreversibile.  

 

  • Tardi, ma non troppo

Il metodo da seguire per passare alla banda ultra larga e colmare il gap richiede una forte accelerazione per il raggiungimento degli obiettivi. Colmare questo ritardo significa anche far sì che anche la pubblica amministrazione possa fornire online i servizi che oggi si fanno allo sportello: sarebbe una vera rivoluzione se la burocrazia diventasse uno stimolo all’adozione della banda ultralarga, come ad esempio di quello che è stato fatto con la fatturazione elettronica.

 

Jessica  Ventura Social Media Manager