Hybrid cloud: il meglio del cloud privato e pubblico, insieme

Hybrid cloud: il meglio del cloud privato e pubblico, insieme
23 novembre 2016
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Secondo uno studio 2016 condotto dall’Osservatorio Cloud & ITC del Politecnico di Milano, sono oltre oltre 96.000 (su 137mila totali) le aziende italiane che hanno adottato un servizio cloud all’interno della propria organizzazione, confermando un’evoluzione nella percezione da parte dei sistemi informativi dei progetti IT.

Nonostante questo dato positivo, il cloud computing per molti anni ha coinvolto solo decision maker legati al mondo IT e non ai piani alti delle aziende, con la conseguenza che si è creato un grosso gap tra chi ha deciso di adottare una soluzione fully cloud per la propria società consapevolmente e chi invece non ha mai trasferito neanche un servizio sulla nuvola, soprattutto per i vari timori legati al fattore sicurezza. Ora, queste due posizioni agli antipodi, sembrano convergere su una soluzione che sta prendendo piede grazie anche alla maggiore maturità e conoscenza, da parte degli utilizzatori, del cloud tradizionale: stiamo parlando dell’hybrid cloud.  

 

Cos’è l’hybrid cloud

L’hybrid cloud è la combinazione di un provider di public cloud (come ad esempio Amazon AWS, Google Cloud o Microsoft Azure Cloud) con una piattaforma di cloud privato, creata e disegnata per essere utilizzata da una singola organizzazione. Il cloud pubblico e il cloud privato, che operano indipendentemente e separatamente, comunicano attraverso una connessione criptata, sfruttando la portabilità dei dati e delle applicazioni.

È importante capire fin da subito perché la definizione è così precisa: il cloud pubblico e quello privato sono elementi distinti che insieme permettono, ad esempio, all’azienda di effettuare lo storage dei dati sensibili sul cloud privato pur mantenendo la possibilità di sfruttare le risorse computazionali dal cloud pubblico per eseguire le applicazioni che si basano su questi dati. In questo modo l’esposizione dei dati è ridotta al minimo indispensabile, cosa che non avverrebbe utilizzando esclusivamente un cloud pubblico.

 

I benefici dell’hybrid cloud

Uno dei maggiori benefici derivanti dall’utilizzo di un hybrid cloud è la possibilità di avere un’infrastruttura on-premise e privata accessibile direttamente, senza cioè passare attraverso internet. Questo fattore riduce notevolmente i tempi di accesso e la latenza rispetto alla tradizionali strutture di public cloud.

Un altro vantaggio di un modello di hybrid cloud è la possibilità di utilizzare infrastrutture di calcolo on-premise in grado di supportare il carico medio di lavoro per l’azienda, pur mantenendo la possibilità di sfruttare il cloud pubblico per circostanze straordinarie di failover, in cui il carico di lavoro supera la potenza di calcolo della componente privata. In questo modo è possibile pagare le risorse aggiuntive solo per il necessario e reale tempo di utilizzo.

Infine, costruire il proprio hybrid cloud consente di godere di una certa flessibilità nella creazione delle macchine server: l’azienda può decidere di configurare server dedicati solo all’archiviazione rapida dei dati (generalmente con soli dischi SSD) o tramite un sistema misto (il tiered storage), in grado di auto-gerarchizzare i dati in modo autonomo con l’ausilio di un software o di un firmware incorporato nel disco stesso.

 

Le alternative all’hybrid cloud

Anche se abbiamo visto che il cloud ibrido offre una serie di vantaggi rispetto all’utilizzo del solo cloud pubblico, può potenzialmente soffrire degli stessi problemi legati alla privacy. Al di là delle insicurezze legate alla conservazione e trasmissione dei dati, ciò che preoccupa maggiormente le aziende è l’impossibilità di migrare in modo rapido i dati da un’estremità all’altra dei due cloud. A questo proposito potrebbe essere interessante valutare l’adozione di una piattaforma Docker, in grado di gestire la migrazioni attraverso la containerizzazione delle istanze.   

 

Chi usufruisce maggiormente dei servizi di hybrid cloud

Il modello dell’hybrid cloud viene spesso impiegato nel settore finanziario, dove viene utilizzato non solo per fini di trading ma anche di analisi e di statistica sulle operazioni effettuate su una particolare segmentazione dei clienti. Il cloud ibrido trova anche un’amplia applicazione nel settore assicurativo e sanitario, dove vi è la necessità di trasmettere i dati tra gli operatori sanitari e le compagnie assicurative di migliaia di persone. Per ragioni analoghe, anche gli studi legali utilizzano infrastrutture di hybrid cloud, per trasmettere fascioli fuori sede o limitare il rischio di perdite dovute a furti, guasti hardware o calamità naturali.

 

Perché il futuro è ibrido

Utilizzare il cloud ibrido può facilitare notevolmente la connettività nei luoghi di lavoro. Oltre alla gestione dei file, con una soluzione ibrida le aziende possono integrare i vari processi aziendali, come ad esempio messaggistica interna, la programmazione, la business intelligence e l’analisi compresi i sistemi CRM. Con una soluzione ibrida è possibile connettere anche dispositivi fisici quali stampanti, scanner, fax e hardware di sicurezza fisica, come telecamere di sicurezza, antincendio, e rilevatori di CO₂, diversamente ingestibili tramite il cloud pubblico.

In definitiva, l’adozione di un hybrid cloud può essere una strategia efficace per una vasta gamma di aziende che desiderano concentrarsi sulla sicurezza dei propri dati, pur mantenendo la flessibilità di un servizio esterno. Anche se il costo iniziale di implementazione delle macchine può essere alto, l’alto controllo effettuabile sul carico di lavoro dal reparto IT ripaga interamente l’investimento sul lungo termine.

 

Jessica  Ventura Social Media Manager