Il futuro non è solo nel cloud pubblico
Il futuro del mercato del cloud, come auspicano molti big provider, è veramente nel cloud pubblico? I grossi player del settore IaaS schiacceranno i player più piccoli, con modelli di business di massa supportati da immensi data center? Al contrario Jason Forrest, CEO SnapRoute ed ex Guru e global data center network manager presso Apple, su Fortune sottolinea che i data center privati e i cloud privati godranno di ottima salute ancora per molto tempo.
Secondo i dati rilasciati dall’Osservatorio cloud & ICT del Politecnico di Milano, nel 2015 in Italia a crescere a ritmo più sostenuto è stato il Public Cloud, stimato in crescita del 27% e destinato a toccare quota 587 milioni di euro. Le aziende che sono passate sul Cloud Pubblico dicono di averlo fatto principalmente perché gestire un’infrastruttura privata ha costi più elevati, perché il livello generale di sicurezza è sensibilmente maggiore e infine perché le risorse non impegnate nella gestione dell’infrastruttura possono essere riassegnate ad altri task.
Invece secondo neen in accordo con Forrest la previsione di un futuro delle aziende solo nel cloud pubblico non è pensabile. Il cloud pubblico è adatto alla gestione di task ed applicativi non “core”: “la maggior parte delle applicazioni sono personalizzate in base alle esigenze dell’azienda stessa, ciò significa che non si adattano perfettamente ad un ambiente cloud pubblico. Ecco perché sistemi di accounting o di tracciamento non si trovano nel cloud pubblico” aggiunge Forrester “Quando [si parla di software dal quale dipendono le rendite dell’azienda, quest’ultima necessita di avere] il controllo totale della propria infrastruttura. Ed è difficile farlo non potendo nemmeno visitare personalmente il data center cloud pubblico [di riferimento]”.
Infatti il nostro approccio è quello di considerarci Cloud Independent, ovvero affianchiamo i clienti nella scelta, progettazione e gestione di soluzioni appoggiate sia al nostro nostro cloud che ai più importanti Cloud Pubblici, come Amazon AWS, Rackspace, Microsoft Azure e Google Engine. Per questo riteniamo strategico e di vitale importanza avere nel proprio DNA e pacchetto di soluzioni da offrire un cloud privato.
Il cloud neen risiede in 2 data center carrier class a Milano collegati ad Internet e al MIX Milano tramite link gigabit con banda ridondata e mixata (italiana e internazionale).
Ci è capitato di disegnare e gestire soluzioni ibride tra il cloud privato neen e il cloud pubblico di un altro player (ad esempio macchina di produzione nel nostro data center e DR su un cloud pubblico).
Secondo noi l’elasticità e le competenze per poter lavorare sia sul pubblico che sul privato sfruttando le potenzialità di entrambi è un requisito basilare per rispondere in modo più efficiente e performante alle reali esigenze dei clienti.
Leggendo il vostro articolo, ho motato che non avete nominato Oracle per il cloud.
Clme considerate la strategia di Oracle per il cloud rispetto alle altre che avete nominato?
Ciao Mario, è innegabile che anche Oracle stia facendo la sua parte nello “spingere” sempre più aziende ad acquisire familiarità con il Cloud e le sue funzionalità. Secondo la nostra esperienza, a livello di diffusione delle varie soluzioni, il Cloud di Oracle viene maggiormente preso in considerazione dalle aziende che hanno già familiarità con il mondo Oracle e i suoi prodotti (solitamente aziende di grandi dimensioni).
Diversamente le medie e medio-piccole imprese, che statisticamente costituiscono la fetta più grossa del mercato italiano, vedono in AWS o Azure la soluzione di Public Cloud più adatta alle proprie esigenze.