Il mondo dell’hosting in Italia in uno scenario internazionale: pro e contro

11 dicembre 2014
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Le hosting company in Italia hanno iniziato a svilupparsi 4-5 anni dopo la nascita delle equivalenti realtà oltre oceano; banalizzando, potremmo dire che questo gap non è ancora stato colmato, anzi, rischia di allargarsi ulteriormente.

Il mercato italiano, inteso come bacino di clienti e progetti, è stato per anni tendenzialmente:

  • meno numeroso;
  • meno disposto ad investire nei servizi hosting;
  • meno tecnico;
  • più chiuso e rivolto all’utilizzo di fornitori locali o comunque nazionali.

Spesso impreparate sotto il profilo IT, per anni le aziende italiane hanno richiesto di ospitare prevalentemente siti vetrina, realizzati dalle più disparate e a volte improvvisate categorie di consulenti, webmaster e web agency: la poca importanza attribuita all’hosting è, nella maggior parte dei casi, il riflesso del ritardo con cui le stesse aziende hanno iniziato a fare business con internet.

 In questo contesto hanno prosperato i fornitori di mass-hosting, con politiche del “tutto incluso e pochi SLA” e una miriade di piccole realtà consulenziali con minori ambizioni, focalizzate su un mercato prettamente locale.

Negli ultimi anni la situazione però è cambiata.

Il mercato si è fortemente spostato su progetti professionali con cui fare business, siano essi applicativi web based, gestionali, CRM, e-commerce ecc.
La percezione del valore economico del disservizio ha fatto maturare il mercato verso un allineamento più internazionale: i budget destinati ai servizi hosting, pur complessivamente inferiori a quelli europei (Germania, Francia, Inghilterra in testa) si stanno allineando almeno nel rapporto hosting/importanza del progetto.

Perché quindi l’Italia rischia nuovamente di rimanere indietro e di non sfruttare questa opportunità ?
Se è vero che il mercato è cresciuto dal punto di vista dei budget, fortunatamente è maturato anche in termini di competenza tecnica e di conseguenza la chiusura tra i confini nazionali sta venendo meno.
Il cliente ha bisogno di servizi e funzionalità e se non le trova in Italia è sempre più disposto a cercarle altrove.
Al tempo stesso, sempre più hoster esteri sono pronti a sbarcare in Italia per superare le residue diffidenze linguistiche, ma soprattutto per colmare con le proprie soluzioni il divario tecnico esistente.

La maggior parte dell’hosting professionale offerto da aziende italiane è ancorato a tecnologie sempre meno usate nel mercato globale dell’hosting; per molti il Cloud è solo VMware e pochissime società in Italia hanno messo in produzione (come neen ha già fatto da tre anni) veri sistemi Cloud basati su tecnologie OpenSource.
Su certi fronti come quelli del Cloud IaaS, la battaglia sembra “persa”, in favore di grossi player come Amazon, Google o Microsoft Azure, che hanno messo in campo investimenti infrastrutturali e di R&D inarrivabili.

Tuttavia, questo momento storico può rappresentare una grossa opportunità di azzerare il “gap negativo italiano”, se si accetta che le regole del gioco stanno cambiando.

In neen già da diversi anni abbiamo cambiato il modo di pensare all’hosting: abbiamo investito in tecnologia per garantire servizi stabili, ma abbiamo investito ancor di più in persone e nello sviluppo dei software.



Abbiamo sviluppato neen.do, un software proprietario di business automation e di orchestration per poter fornire ai nostri clienti specializzazione, personalizzazione, semplicità e assistenza per tutti i servizi hosting dai più tradizionali ai più innovativi.
Possiamo dire che neen.do è un framework per implementare progetti e funzionalità avanzate correlate al mondo dell’hosting.

L’utilizzo di software OpenSource come OpenStack per il nostro Cloud ci consente la massima personalizzazione dei servizi; inoltre l’apertura è rivolta anche ad altri player come Amazon o Rackspace, che nella nostra vision non sono competitor, ma piattaforme da sfruttare finalizzate ad erogare servizi vincenti.

Grazie agli investimenti fatti in know-how e in ricerca e sviluppo possiamo sognare di esportare all’estero un hosting “made in Italy”, pensato su misura per gli utenti: dove esigenze tradizionali come acquisto domini, DNS, mail sono ripensate in chiave innovativa e si integrano con nuove tecnologie, Cloud multivendor, content delivery network, containers e molto altro.

Marco  Zani CEO

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